domenica 30 ottobre 2011

ascoltando chet baker

l'ora legale disarma le lancette e i risvegli
calma tonda e bambini scalano il monte bianco in triciclo
mentre il padre bestemmia allungo la mano
tocco Jonathan Lethem e un altro paio di arretrati
arretrato sarai tu - dicono loro
il caffè non ancora fatto denota il mio ritardo mentale
e la coscenza di provare ancora qualcosa
che tiepido inganno che è il verbo provare
quando "provo sentimenti"
non significa che provo a provarli
il maestro yoda era fin troppo chiaro, fare o non fare
non c'è provare
e l'aver chiaro un sorriso e i capelli dal colore abissale
a coprire uno sguardo che non avevi mai visto
non ha niente a che fare col 'provare'
l'immagine è viva, esiste
e io l'ho chiara nei miei occhi di giovane vecchio
dopo tempo e tempo e ancora tempo
assecondo lo specchio ripetendomi piano
pensi ancora di saperlo
cosa davvero sia l'amore?

sabato 29 ottobre 2011

La incontrava per caso, ad alcune serate con musica e persone e sorrisi tutti uguali.
Sorrisi tinti, vestiti di nero, sorrisi anni '80. L'aveva vista ballare e che le piacesse ballare non se lo aspettava. L'idea di lei aveva assunto altre forme, dopo i discorsi di un mattino di inizio Maggio.

Era già calda Piazza Santa Caterina, i bambini meno del solito, i senegalesi meno del solito.  Loro due sul marmo caldo a parlare delle cose non dette, dell'amore finto sembrando dei bambini vissuti. Partire da un libro che lui aveva letto e lei no, andando con le parole nei posti in cui lei era andata, ma lui no. Parlare dei fratelli, dell'averli, della distanza che va guadagnata. Della granita migliore e su chi dei due dovesse offrirla. A lei non piace che le venga offerta, ma lui offre. Quel pomeriggio fu lungo, l'ultima volta in cui divisero più di tre minuti insieme.

La incontrava per caso, un saluto in Sant'Omobono tra i sorrisi tinti, vestiti di nero, vestiti ad arte. La incontrava e la sua pelle scura era l'ombra in cui la guardava nascondersi. I suoi occhi verdi guardano in basso e lo sanno fare, pensa lui, che goduria dev'essere farla ridere.

Come va, lui le chiede. Tanta voglia di stare sott'acqua, lei risponde.
Ripensò a questa risposta giorni dopo, guardando quel film che convince tutti e nessuno. La tristezza non è compatibile con la tristezza. Lui annuisce e gli occhi come la mente la fanno passare, sgomberano la strada e tutto appare calmo, come un attimo prima che scoppi una bomba.

Lui la incontra per caso, dove lui va sempre a comprare poco con pochi soldi.
Lei fissa il frigo cercando qualcosa per riempire la fame. Lui ha il sapone liquido e le salse già fatte. Lei dice non ci vengo mai qui, per principio. Lui di poche parole, come sempre. Un buona spesa come arrivederci.

Dopodichè tutto torna, tutto riprende l'ordine preciso del suo silenzio.




"e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità"
[Fabrizio De Andrè - Le Passanti]

giovedì 20 ottobre 2011

Yuri della scuola non voleva più saperne, voleva andarsene da Livorno.
Lo pensava tutte le volte che col motorino attraversava il pezzo di Aurelia che unisce Livorno e Pisa. Non perchè amasse Pisa più di Livorno, dei conflitti calcistici non glien'è mai fregato niente. Solo spostarsi lo faceva sentire meglio. Gli auricolari nel casco suonavano drumm'n'Bass e dubstep, e prima di arrivare in bottega faceva il giro largo per passare dal punto SNAI di via del Brennero. La sua barbetta incolta disorientava e lo mostrava già maggiorenne. Ciò gli permetteva di scommettere i suoi due euro sulle partite del mercoledì e della domenica. Nelle cifre in cui la schedina dava le speranze di vincite Yuri vedeva il suo Mac splendente e i programmi già posizionati in ordine sul desktop. Poi motorino, Piazza Arcivescovado e Via Don Boschi controsenso, per la bottega.

Serena assunse Yuri senza pensarci. Gliene aveva parlato la sua amica che viveva a Livorno, di questo figlio di amici che voleva lavorare ed era pronto a far tutto. Serena ne aveva bisogno, il marito non andava ad aiutarla più ormai da sei mesi. La depressione blocca i sensi e le braccia, le parole smettono di uscire, lo sguardo diventa perso. Suo marito aveva cominciato a non sentire neanche più i clienti quando gli parlavano, guardava da un'altra parte, a volte parlava da solo. Serena cominciò a soffrire la vergogna nello sguardo delle vecchine che sembravano andare a fare la spesa lì apposta, per vedere quel matto di suo marito farneticare.
Serena non parlò mai a Yuri di suo marito, gli chiese solo per piacere di non fare via Don Boschi controsenso.

Una mattina la signora Grandinetti entrò simulando un buongiorno.
In cosa posso servirla?
Sssssi, allora, mi dia per favore due etti di salame e... come sta suo marito?
Serena poggiò il coltello che aveva appena preso in mano sbattendolo sul banco.  
Bene, signora. Le serve qualcos'altro?
Si, magari un po' di quel pane e.... senta ma quel giovine che lavora da lei? O chi è?
Serena non rispose, preparò i due etti di salame e il pane ad occhio, senza neanche chiedere alla signora quanto ne volesse. Mise tutto in una busta che poggiò sul banco, sputò fuori un arrivederci ed entrò nel retrobottega, appoggiandosi al muro con gli occhi chiusi. Appena sentì il campanello della porta suonare e il suono della sua chiusura cominciò a singhiozzare e a piangere, scendendo giù fino a raggomitolarsi con la faccia tra le mani. Dopo pochi secondi  alzò la testa e vide che Yuri era chinato davanti a lei, con dei fazzoleti in mano.
Serena raccontò a Yuri di suo figlio Davide. Una mattina d'estate di un anno prima gli disse di non andare al mare con gli amici e di andarla ad aiutare in bottega. Davide le rispose male al cellulare, la madre passò il telefono al padre che gli urlò di obbedire e di andare in bottega senza fiatare. Quella mattina d'estate Davide partì da Tirrenia col motorino, passò dalla nonna che abitava a La Fontina e guidò verso la bottega. Allo stesso tempo il Fiat Ducato del fornaio che consegnava il pane salutava Serena e suo marito in bottega, lasciandogli il pane e salutandoli scappando, perchè andava di fretta. Davide imboccò piazza Arcivescovado e prese Via Don Boschi controsenso, dove la sua ultima immagine fu il fornaio che gli andava incontro ingranando la quarta.

Yuri non usò più il motorino. Scoprì che facendo lo stesso tragitto in treno e camminando dalla stazione alla bottega aveva più tempo per ascoltare la musica che scaricava ogni giorno. Serena cominciò a prenderlo in giro, chiedendogli come diavolo facesse a piacergli, quella musica.  

mercoledì 19 ottobre 2011

piove o non piove

Si maschera nei ricordi consueti
il volto di chi ora è lontano.
Un fulmine incolore,
quando di sereno non c'è neanche il cielo.
I fiumi rompono gli argini, il pavimento di casa 
è una sabbia mobile, profonda e scura.
D'improvviso gli occhi annegano,
quando avevi dimenticato
quanto fossero ancora capaci di farlo.
Non resta che colmare il presente,
riempirlo d'azzardo e virtù.
Ruberò ad Eliot la pioggia di primavera,
eccitando le spente radici
dell'aria che andrò a respirare.
Ma mai mi fiderò dei falsi sorrisi del sole.

lunedì 10 ottobre 2011

garantito

Vivo in una città dove la calma te la devi guadagnare. 
E' una carezza alla solitudine quella che ti fa evitare i posti dove vanno tutti, una carezza che somiglia a quella di tuo nonno e alla sua grossa mano. E dato che io ce l'ho, la grossa mano di mio nonno, la mia solitudine ne abusa a dismisura. Per quanto serva, poi, se nei posti in cui vanno tutti ci vai lo stesso. Gli esìli servono a poco, la Siberia qui non c'è, la Siberia qui l'hai dentro. Bisognerebbe che un sole la scaldi un po', questa Siberia.
Come i buoni propositi funzionano solo se non ne hai mai parlato, il sole risorge solo se è già tramontato.

martedì 4 ottobre 2011

facciamo un bel gioco

Una virtù qualunque lacera la quotidianità e ti sembra così ovvio ogni incontro, ogni faccia e parola sprecata. Ma dove andrà mai a finire questo sorriso lasciato svanire nel vento? Non siamo nel sahara, giuro che quelle erano le alpi apuane all'orizzonte, lo giuro sulla mano sinistra sul mio cuore. Diamine, mi chiedono persino se credo in Dio, eppure le ossa sono le mie. Buona fortuna e buona notte. Buona incombenza, buon pensiero.