giovedì 20 ottobre 2011

Yuri della scuola non voleva più saperne, voleva andarsene da Livorno.
Lo pensava tutte le volte che col motorino attraversava il pezzo di Aurelia che unisce Livorno e Pisa. Non perchè amasse Pisa più di Livorno, dei conflitti calcistici non glien'è mai fregato niente. Solo spostarsi lo faceva sentire meglio. Gli auricolari nel casco suonavano drumm'n'Bass e dubstep, e prima di arrivare in bottega faceva il giro largo per passare dal punto SNAI di via del Brennero. La sua barbetta incolta disorientava e lo mostrava già maggiorenne. Ciò gli permetteva di scommettere i suoi due euro sulle partite del mercoledì e della domenica. Nelle cifre in cui la schedina dava le speranze di vincite Yuri vedeva il suo Mac splendente e i programmi già posizionati in ordine sul desktop. Poi motorino, Piazza Arcivescovado e Via Don Boschi controsenso, per la bottega.

Serena assunse Yuri senza pensarci. Gliene aveva parlato la sua amica che viveva a Livorno, di questo figlio di amici che voleva lavorare ed era pronto a far tutto. Serena ne aveva bisogno, il marito non andava ad aiutarla più ormai da sei mesi. La depressione blocca i sensi e le braccia, le parole smettono di uscire, lo sguardo diventa perso. Suo marito aveva cominciato a non sentire neanche più i clienti quando gli parlavano, guardava da un'altra parte, a volte parlava da solo. Serena cominciò a soffrire la vergogna nello sguardo delle vecchine che sembravano andare a fare la spesa lì apposta, per vedere quel matto di suo marito farneticare.
Serena non parlò mai a Yuri di suo marito, gli chiese solo per piacere di non fare via Don Boschi controsenso.

Una mattina la signora Grandinetti entrò simulando un buongiorno.
In cosa posso servirla?
Sssssi, allora, mi dia per favore due etti di salame e... come sta suo marito?
Serena poggiò il coltello che aveva appena preso in mano sbattendolo sul banco.  
Bene, signora. Le serve qualcos'altro?
Si, magari un po' di quel pane e.... senta ma quel giovine che lavora da lei? O chi è?
Serena non rispose, preparò i due etti di salame e il pane ad occhio, senza neanche chiedere alla signora quanto ne volesse. Mise tutto in una busta che poggiò sul banco, sputò fuori un arrivederci ed entrò nel retrobottega, appoggiandosi al muro con gli occhi chiusi. Appena sentì il campanello della porta suonare e il suono della sua chiusura cominciò a singhiozzare e a piangere, scendendo giù fino a raggomitolarsi con la faccia tra le mani. Dopo pochi secondi  alzò la testa e vide che Yuri era chinato davanti a lei, con dei fazzoleti in mano.
Serena raccontò a Yuri di suo figlio Davide. Una mattina d'estate di un anno prima gli disse di non andare al mare con gli amici e di andarla ad aiutare in bottega. Davide le rispose male al cellulare, la madre passò il telefono al padre che gli urlò di obbedire e di andare in bottega senza fiatare. Quella mattina d'estate Davide partì da Tirrenia col motorino, passò dalla nonna che abitava a La Fontina e guidò verso la bottega. Allo stesso tempo il Fiat Ducato del fornaio che consegnava il pane salutava Serena e suo marito in bottega, lasciandogli il pane e salutandoli scappando, perchè andava di fretta. Davide imboccò piazza Arcivescovado e prese Via Don Boschi controsenso, dove la sua ultima immagine fu il fornaio che gli andava incontro ingranando la quarta.

Yuri non usò più il motorino. Scoprì che facendo lo stesso tragitto in treno e camminando dalla stazione alla bottega aveva più tempo per ascoltare la musica che scaricava ogni giorno. Serena cominciò a prenderlo in giro, chiedendogli come diavolo facesse a piacergli, quella musica.  

1 commento:

  1. Com'è bella la città, com'è grande la città, com'è viva la città, com'è allegra la città.

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