lunedì 26 marzo 2012

col tempo

Ci sono dei racconti che si leggono fino a metà. Perché l'altra metà non arriva, perché l'altra metà non interessa. Il tedio leggero s'insinua nelle feritoie del mattino. Si sale a bordo di barche senza rotta, per poi incrociarsi con altre barche senza il cenno di un saluto. E' possibile che esista una direzione: paesi sconosciuti dove abitano angeli nascosti. Dov'è benvenuto l'errore, dove l'amore non ha segnali orario, dove anche il silenzio è un racconto stesso.

Pausa. Rumori di posate, il suono di un uccello che non riesco a riconoscere. Un aereo sembra non allontanarsi mai. Ieri ho camminato per la strada come se non fossi in piedi. Ho chiesto i numeri per il superenalotto a un'amica più fortunata di me. Ho visto la gente affacciarsi dalle spallette, ho visto la gente contenta di farlo. Le nuvole indugiavano sul tramonto. Il vicolo del Tidi ha ombre nascoste e per un attimo mi sembra di vedere Nicolino dietro l'angolo. Un'illusione.

Per una vita fatta di illusioni, dove anche noi siamo illusioni. I nostri pensieri sono traditi dai desideri. Il nostro teatro interiore ha un grande sipario. Dietro si nasconde la verità irraggiungibile. Non mi piace la parola irraggiungibile. Nè dirla, tantomeno pensarla. Anche con la parola verità ho un pessimo rapporto. Ringrazio ogni mio dubbio di esserci, perché non bisogna mai smettere di porsi delle domande. Eliminare i punti interrogativi. Mettere un punto.

Solo così anche ciò che è estraneo ci appartiene.
Nel soffrire c'è la prova che si è in grado di vivere.

sabato 24 marzo 2012

saturday sun

Nel blues del sabato mattina realizzo che forse dovrei fare a meno di indossare il cappellino di lana. Roy Bookbinder, Baby, it must be love. Gilberto mi ha preparato un caffè appena sufficiente. Mentre lo sorseggio in vetro fuori dal bar penso a quel bambino ieri, riccioli d'oro e mani nella terra. Mi ha affermato che il futuro è ciò che viene dalla notte. Sei ingiusto piccolo mio. Ho quasi sette volte la tua età e queste frasi dovrebbero venire in mente a me. E' che comincia a fare caldo e farei a meno anche dei vestiti per la strada, se vivessimo in una società nudista non avrei problemi. Ma i vecchietti seduti all'ombra del giornalaio giudicano i miei sandali in silenzio. Chi sono io per giudicare così il caffè di Gilberto. Chi sono loro per giudicare i miei sandali. Mi viene in mente quella poesia.
I talk with my soul, i play with my gun. Let me die in this saturday sun. 
Bella. Non è nessuna poesia, l'ho pensata guardando i vecchietti. Quindi si, forse è una poesia. Quanto è facile scrivere in inglese. Saturday sun, che è pure una canzone.
Ma questa è un'altra storia.

martedì 20 marzo 2012

Come quando aspetti l'autobus

Il libro, la ricciola seduta di fianco. Da quando mi son seduto si è innervosita, le dita tra i capelli. La soluzione non è in quelle scarpe di seconda scelta, Clarisse.
Troppo silenzio in via 24 Maggio. Troppo silenzio dove non viene richiesto. La bottiglia appesa al cancello per distrarre il cane. Il cane che non c'è. Troppo silenzio in questa strada, troppo silenzio dov'è richiesta almeno una parola. Pensa prima di parlare, questa è una frase inutile. Tutti pensiamo prima di parlare, anche chi dice la cosa più idiota pensa prima di parlare: pensa una cosa idiota.
Cerca un buon momento per stare in silenzio, questo direi ai miei figli. Figli. Grassi e biondi. Risate. Moquette, parquet. Nomi francesi per un pavimento da calpestare. Come le azioni altrui. Le azioni da calpestare con la mente, è meglio di camminare sull'acqua. Gesù non aveva capito un cazzo. Capisco il farsi torturare. Ma una botta di onnipotenza ci vuole. Perdona loro perché non sanno quello che fanno. Ma lascia stare, perdonali direttamente tu. Sai la soddisfazione. Io lo faccio spesso. No non ci provo tanto gusto, è il senso di pietà che mi assale. La ricciola ha tutto il diritto di arricciarsi i capelli. Il cane si fa vivo, da' una musata alla bottiglia. C'è un grosso silenzio. Beato silenzio.
Ti do una dritta, silenzio. Pensa prima di parlare.
Si, lo so.
Lo so.

martedì 13 marzo 2012

poesia educativa dal piano di sopra

da leggere urlando


maremma maiala
puttana eva
puttana

il pavimento è bagnato
te l'ho appena detto
stai lì
cosa piangi

maremma maiala
puttana eva
puttana

ora vengo a prenderti
dai capelli
ora la devi finire
vai a finire subito lì

maremma maiala
puttana eva
puttana

lunedì 5 marzo 2012

Riletture

Era tanto tempo che non leggevo quel racconto. Qualche anno. La prima volta che lo lessi avevo 17 anni, seduto sulla tazza del cesso. Era il mio rifugio preferito. Grandi letture e pensieri di fuga, di odio inutile, delusioni amorose, capelli tinti, cantautori. Tutto in bagno. Ieri l'ho riletto insieme ad un gruppo di ragazze e ragazzi, stanno preparando uno spettacolo teatrale sullo zio Hank. Io leggo qualcosa per loro, ne parliamo, cerchiamo di capire come e cosa mettere in scena. Poi, prima di andar via, leggo quel racconto.
Loro ascoltano.

Il Demonio
da Compagni di Sbronze. p.67


L'ho riletto stamattina, poi mi sono affacciato dalla cucina. Il mio vicino parcheggia lo scooter, una vecchia scuote il tappeto al terzo piano del palazzo di fronte. Il treno verso Lucca passa suonando.
E va bene così. Forse.