lunedì 10 dicembre 2012

qui con delle corde e sant'andrea


Non ho contato
quanto tempo sia passato
da quel taglio sulla tempia.

Ne sono passate di teste sott'acqua.

Te ne potrei dire di cose
sui sorrisi degli altri,
ne potresti imparare
dalle cascate d'acqua chiara
delle anime in fiamme.

Ma sono frammenti
che appartengono ai guardrail
dei miei giorni.

Ne ho persa di vita,
ne ho messa di carta da parati
ai tuoi occhi stanchi.

Mi piace il passaggio a livello.
La via di ferro che porta ai monti
più vivi grazie alla neve.
Mi ricorda Colorado Blue,
la casa di mio padre, dicembre '93.

Il professore di storia
è passato dal bianco al rosso.
La stagione avanza, mi ha detto, e io lo seguo.

Te ne potrei raccontare
di che cosa vuol dire l'inverno.
Non stiamo così in basso
per non permetterci la neve.

Io di neve ne vedo
dall'altra parte del passaggio,
dove finisce la città.

Ne ho messa da parte.
Se vuoi te ne do un po'.




 
E non è freddo bambino?
Così freddo che potremmo farci gelare la birra.
 
[Diane Di Prima]

venerdì 27 luglio 2012

Binario 29

Il cemento umido, l'aria appena dopo la pioggia.
Il passo di chi è solo di passaggio, di chi conosce la strada.
I cancelli inermi, il muro della chiesa preso a bottigliate.
Il mattino in arrivo che sa di Menabrea.
Una città che ha il colore dei suoi parchi. 
Una città che piange, ma nessuno la ascolta.
I gatti fanno la guardia giorno e notte.
Amanti litigano nel treno sotto il sole.
Radici senz'acqua. Un nuovo arrivo.
Una nuova partenza. Un pensiero recidivo.



"siamo venuti per poco 
perchè per poco si va 
come satelliti sulla città 
catalizziamo l'energia partendo 
dalla realtà"

[CDF]


giovedì 19 luglio 2012

Addio

Bisogna cercare di essere sinceri quando si decide di interrompere una relazione.
Quantomeno provarci. Però tu pensaci, pensaci bene.
Pensaci bene a quante attenzioni mi davi.
Si, d'accordo, mi usavi. Qualcosa era nato in me quando avevi cominciato a prendere confidenza con l'uso delle dita. Accarezzarmi prima con una, poi con due e quando serviva con tre. C'eri riuscito, anche se non eri abituato. Me ne rendevo conto.
Ma c'è molto altro in me, dentro di me, attraverso me.
Non mi hai nemmeno dato un nome, come farebbe chiunque.
Per te ero solo un oggetto.
Un'oggetto buttato lì, mi sdraiavi sul letto o sul tavolo della cucina in mezzo a quel disordine. Bottiglie, lattine, piatti di plastica. Io mi merito di meglio. C'è gente pronta a trattarmi come una regina, a disperarsi per ogni mio difetto. Volevi che io completassi le tue mancanze, ma non va sempre così. Sei tu che dovevi completare le mie. Invece tu mi mollavi in cucina a fare il mio lavoro e te ne andavi per fatti tuoi. Non mi hai mai presentato i tuoi amici, quando mi portavi nei locali mi lasciavi in un angolo. Ti infilavi le cuffie, ti prendevi da bere e davi confidenza solo agli altri. E poi? Poi per farti perdonare, per farmi qualche regalo, ti sei sempre fatto aiutare da qualcuno. Lo so, forse avevi bisogno di tempo.
Ma l'ho già detto, mi merito di meglio.
Stavi sempre dietro quei tasti. Io invece devo correre, ho bisogno di applicarmi. Mentre tu invece sempre a segnarti tutto sulla carta. Sei antico, avrei potuto ricordartele io le cose. Ma ripeto, non ti sei mai applicato.
La tua massima ispirazione con me era guardare un bel film bevendo una birra o anche due, ascoltare musica (che poi è sempre la solita, persone mi userebbero per farsi una cultura MODERNA, ma tu invece sempre lì, a crogiolarti nel tuo torrente) e poi parole, parole e sempre parole.
Avevi provato ultimamente a dare un taglio finale alla tua pigrizia.
Forse era per quello che mi avevi cercato.
Ma qualcosa è scattato in me. Te n'eri andato, come al solito per fatti tuoi.
Forse è una frase banale e spero tu me la perdonerai, ma doveva andare così.
L'ho fatto pensando di essere felice con qualcuno che con me si applichi davvero. Magari non avrà la tua attenzione per le piccole cose, la gioia che ne ricavi. Ma ho bisogno che qualcuno occupi il mio spazio interno.
Forse sono masochista, lo capisco.
Perdonami.
Forse ci incontreremo di nuovo.
Prenditi cura di te e cerca di dormire, anche se la sera non mi trovi nel letto.

Firmato,
MacBook Pro - model n. A1278
N.Serial: C02GVBBTDV14

venerdì 13 luglio 2012

poche idee, in compenso fisse

Riapparecchiando
i documenti del PC fisso.
Tasto destro, elimina cartella,
elimina file, svuota cestino.
Alleggerire. Tenere il buono.
Mi viene in mente quella frase di De Andrè.
Ho sempre avuto poche idee, in compenso fisse.
Cartelle dal nome astratto.
Mi capita di trovare parole non mie,
il che è strano, soprattutto
guardandomi oggi, soprattutto
guardandomi attorno.
Ho sempre guardato più in là dell'altrui silenzio.
Ora che combatto nella lotta tra assenza e presenza
tra  le parole e le cose
cammino con passo leggero
e mi siedo appesantito.
Bisogna conoscere il nemico.
Urlare nei sogni soffocanti.
Ridere col cuore, perchè se non batte quello
qua cosa ci stiamo a fare.



Io sono quelli che non ci sono più, inutilmente
io sono nella sera quella perduta gente. 
[J.L. Borges]





martedì 12 giugno 2012

non se ne trovano più

- Pensa - disse lui - a volte sembra la pensino tutti così.
- Mi prendi per il culo - rispose il suo amico - certo che è così!
- Hanno tutte lo stesso debole sentiero in cui vagare, ma non c'è niente di vero, niente!
- Smettila di blaterare, dimmi qualcosa che voglio sentirmi dire.
- Solo una cosa hanno in poche - disse e sputò - solo una cosa hanno VERAMENTE in poche.
- Cosa?
- Il mistero. Poche, solo poche di loro conoscono cosa sia il mistero. Anzi, magari non lo conoscono, ma lo possiedono. Ma sono in poche, amico mio. Si stanno perdendo.
- Eh, già. Non se ne trovano più.
- Eh, non se ne trovano. Ma cosa cazzo vuoi saperne, tu.
L'amico non rispose e anche l'altro pensò bene di lasciarsi andare.
In una notte veloce come una bugia ad aria compressa.

domenica 27 maggio 2012

quando

Quando il presente ha una garza sporca da levare piano.
Quando la luna è un'unghia e sembra esserci solo in quel momento.
Quando le scuse vanno messe in centrifuga e lasciate seccare al sole.
Quando è automatico dire e andare. Quando la primavera è di chi non hai mai conosciuto.
Quando la fantasia bruciata non si cambia come una lampadina.
Quando mi sembra di aver capito e capire che sembra, nient'altro.
Quando l'altruismo nelle parole è un vetro trasparente da frantumare.
Quando vado verso la notte passando tra le lucciole nascoste.
Quando fuori è buio e non ti ricordi più l'alfabeto del tuo sentire.
Quando fuori c'è luce e le nuove rughe allo specchio ricordano l'essere unici.
Quando non c'è molto altro in più da dire.





sabato 12 maggio 2012

dedicato

Dedicato ad un tempo definito, come il tempo di scegliere quattro canzoni, il tempo che la moka faccia il suo dovere. Dedicato ad una quiete aggrappata alla testa del letto, ad una tenda lavata e ripiegata, al lamento del bambino che gioca per la strada. Dedicato al giusto peso da dare alle parole, alla dolce delusione, dolce come questo caffè, questo caffè più buono di prima. Dedicato alla domanda  che sta alla base della richiesta, alle fondamenta della palazzina da costruire, al lento e consapevole camminare sulla strada. Dedicato ad un pensiero lasciato andare, guardandolo di spalle allontanarsi senza salutare. Dedicato alla prepotenza e alla fragilità. Dedicato agli sguardi sinceri nei silenzi. Dedicato a chi ha il coraggio di sopportarli. E sia.