martedì 27 settembre 2011

io e Q

Entro e poggio lo zaino ai piedi del bancone, mi siedo sullo sgabello vicino alle spine. Si avvicina un ragazzo da dietro il banco, è rasato, discrete occhiaie, felpa nera con evidenti buchi da caccoloni di fumo. Rinfreschiamo il francese con frasi essenziali. 
- Une Guinness, s'il vous plaît
Non dice nulla e me la spina come si deve. Poi mi mette davanti il sottobicchiere con su la pinta da un ottimo aspetto, lasciando uscire dalla sua bocca un rispettosissimo Monsieur. Mi son sentito come quando in Irlanda mi davano da bere chiamandomi Sir. Per dirla alla Jack Torrance, questa è classe.
Dopo la prima, lunga e gustosa sorsata squilla il telefono. E' con lui che devo incotrarmi. E' Q. 
- Oi, dove sei?
- Sono al (guardo sul taccuino) Cluricaume cafè
- Tu sei un pazzo - dice ridacchiando - dammi dieci minuti.
Q lavora a Poitiers da un po' di tempo. Vi risparmio le noiose informazioni sul suo lavoro, lui lo vorrebbe. Saltiamo i tempi morti.
Arriva esattamente quando svuoto definitivamente la pinta. Mi dà la mano e si siede sulla sgabello a fianco.
- Da quanto sei qui?
- Da poco più di una pinta.
- Come facevi a sapere di questo posto?
- Preferivo darti appuntamento qui che in stazione. Come meta, la preferivo.
Q chiede altre due pinte all'oste che intanto si era tolto la felpa con le prese d'aria mostrando la maglietta con su la faccia ululante e spettinata di Neil Young. Neil Young che trova spazio anche nella filodiffusione del Pub. Riconosco il disco, Mtv Unplugged del '93.
- Questo pezzo va a pennello.
- Come si chiama?
- "Look out for my love". L'inizio dice c'è tanto da imparare per perdere tempo, c'è un cuore che brucia, c'è una mente aperta.
- Cosa ci fai qui?
- Non lo so, forse faccio come Neil, cerco il mio amore. E tu?
- Io sono stanco. Questa non è vita.
- E noi la facciamo, la vita. 
- Chissà se è ancora viva quella vecchia.
- Tu avevi la vecchia che urlava per le scale andate a fare la vita!, io avevo la vecchia che ogni cazzo di volta mi diceva è il vostro momento, è il momento dei giovani.
- Le vecchie non cadono più per le scale come una volta.
- Che pensi di fare?
- Forse torno, forse.
- Ti va di aspettare che finisce questo album e poi andiamo da un'altra parte?
- D'accordo, c'è un altro posto.
- C'è sempre un altro posto.
Quando Neil Young conclude "From Hank to Hendrix" siamo cinque a quattro per me. Con un altro amico che fa lo stesso lavoro di Q eravamo giunti ad una conclusione, una notte, molto lontani da quel pub. Il vero amico è quello con cui non c'è l'imbarazzo di restare in silenzio. Condivido il pensiero con Q. Lui è d'accordo.
- Ricordati lo zaino.
- Tranquillo, lo ricordo.
- Voglio vederti tra qualche ora.
- Sarà John Barleycorn a ricordarmelo.
- E chi è?
- Uno che ha ragione. Te ne parlo quando ci risediamo.
- Ti prego.
Sentenzio un ou revoir, merci pour la musique.
Q mi anticipa nell'uscire.
- Ti faccio strada, andiamo a fare la vita.

 

mercoledì 21 settembre 2011

favola breve a morale aperta #3

Sembrava finita, ma invece no. Il nonno di Alessio non si riaddormentò mentre il nipote era sceso in fretta e furia a comprare il gelato. Non fece caso nemmeno ai risultati delle partite, nonostante dal taschino della camicia spuntasse la schedina vogliosa di essere controllata. Il nonno di Alessio pensò a quello che aveva detto al nipote, al dubbio se gli avesse detto la cosa giusta. Alla figlia, cioè la madre di Alessio, non aveva mai dovuto parlare di queste cose. Alcune questioni le lasciava alla moglie, sapendo bene che anche la moglie non le avrebbe comunque affrontate. Un tacito silenzio. Un silenzio ereditato dalla figlia in tutta la sua adolescenza, fino al giorno in cui si è sposata. Poi forse qualcosa cambiò, la figlia cominciò a parlare di più di sè con suo padre, continuando a mantenere un rapporto secco e incolore con la madre. E poi c'era Alessio, e Alessio stravedeva per i nonni.
Alessio ritornò con il gelato, richiudendo la porta come quando era uscito, dolcemente, per non svegliare la nonna. Andò in cucina, mise la vaschetta nel freezer e raggiunse di nuovo il nonno in sala.
- Nonno la panna cotta non c'era, ho preso la stracciatella, va bene?
- Va bene, va bene.
- Hai controllato la schedina, nonno? Abbiamo fatto tredici?
- No, non ho ancora guardato.
- Controlliamo allora!
In realtà il nonno non giocava al totocalcio ma giocava i risultati alla Snai, dove il procedimento è simile, ma ogni volta che dovevano controllare i risultati diceva al nipote controlliamo se abbiamo fatto tredici.
 - Allora nonno?
- Niente Alessio, il Milan ha perso. Ora il Milan ci deve un sacco di soldi, un giorno di questi gli mando una lettera.
Alessio rise all'idea del Milan che doveva tanti soldi a lui e al nonno.
- Nonno posso prendere il gelato?
- Certo.
Alessio corse in cucina e preparò due coppette di gelato, per lui e per suo nonno, e le portò in sala.
Dopo poche cucchiaiate Alessio ritornò alla carica.
- Nonno, ti devo dire una cosa.
- Dimmi.
- Ho una fidanzata.
- Si? E come si chiama?
Alessio arrossì e prese tempo pulendosi la bocca sporca di cioccolato.
- Si chiama Luisa.
- Luisa è un bel nome. E' nella tua classe?
- Si. Però nonno, ho un problema.
- Dimmi.
- Mi piace anche un'altra.
- E come si chiama?
- Si chiama Marianna... e io un bacio a Marianna gliel'ho dato, nonno. Però uno solo!
- Ma non c'è niente di male Alessio.
- Ma non è che se Luisa lo scopre lo dice alla sua mamma e al suo papà e loro mi tirano le pietre?
- Ma Alessio cosa vai a pensare.
- Come la storia degli amici di Gesù che hanno raccontato in chiesa oggi, della donna che aveva commesso adulterio e loro volevano lanciarle le pietre addosso.
- Ma no Alessio, cosa vai a pensare! Non te le tira nessuno le pietre, adesso ascoltami bene. Tu a chi vuoi più bene, a Luisa o a Marianna?
- A tutte e due!
- Allora non dire niente a nessuna delle due. Se tu vuoi bene a tutte e due tu stai tranquillo perchè non fai niente di male. Non verrà nessuno a tirarti le pietre, hai capito? Mi ascolti?
- Si nonno.
- Bravo. Ora finisci il gelato che si sta sciogliendo.
Il nonno di Alessio infilò nelle ciabatte i piedi che aveva steso sul panchetto davanti alla poltrona e poggiò la coppetta vuota sul tavolino. In quel momento si accorse che la nonna di Alessio era lì sull'uscio della porta e che molto probabilmenta aveva ascoltato i discorsi tra lui e il nipote.
Riconobbe in lei uno sguardo di disapprovazione che aveva visto solo una volta, trent'anni prima.

domenica 18 settembre 2011

la lentezza

un incanto di carta brucia leggero e vola in alto
un risultato scontato dietro false carezze
cieli traboccanti che splendono sull'affanno
una sabbia invernale comoda su cui dormire

un lago derubato accoglie i sentimenti
pesci d'acqua dolce sono colpe e bui lamenti
il pescatore ride perchè l'esca ha un buon sapore
si specchia dentro l'acqua e riconosce la paura

riempito il secchio torna a casa soddisfatto
ha mobili marci ed è solo come il tempo
nell'olio caldo frigge l'odio con l'assenza
non toglierà le spine, sa che non gli fanno male

finì il vino che ha comprato in paradiso
sa che il giorno dopo tornerà a pescare
il pescatore ride perchè il vino ha un buon sapore
si specchia nel bicchiere e riconosce la lentezza

venerdì 16 settembre 2011

favola breve a morale aperta #2

Alessio poi è cresciuto, sapete? Senza credere ai miracoli, quindi è cresciuto bene.
Nonostante la nonna lo obbligasse ad andare a messa, lui sapeva che lei in cambio gli avrebbe preparato per pranzo pollo e patatine, e per pollo e patatine una scappatella di un'ora in chiesa la sopportava.
Una domenica salì sull'altare una suora per leggere il vangelo.
Faceva più o meno così:
Dal vangelo secondo Giovanni.... Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio...gli dicono "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa, Tu che ne dici?"..... alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei"... Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Alessio rimase a pensare alla parola adulterio tutto il tempo. Era tentato di chiederne il significato al parroco mentre prendeva l'ostia, ma si intimidì e lasciò perdere.
Uscito dalla chiesa assieme alla nonna, Alessio sudava dalla curiosità. Affiancò la nonna e trovò il coraggio.
- Nonna, che significa adulterio?
La nonna di Alessio non era mai stata una donna di troppi insegnamenti, nemmeno con sua figlia. Non era abituata alla curiosità dei bambini, la curiosità non era una faccenda di cui si era mai troppo occupata.
- Allora nonna? che significa?
- Significa... significa diventare grandi male.
- E perchè gli amici di Gesù volevano picchiarla?
- Perchè... perchè non era diventata grande come si deve.
- E tu sei diventata grande bene, nonna?
- Benissimo.
- E il Nonno?
- Dovrebbe.
- E la mamma?
- Lo vuoi il pollo con le patate, Alessio?
- Si, si, nonna!
- Che dopo segui le partite con il nonno.
Preso dall'entusiasmo Alessio arrivò a casa pensando al piatto di pollo con le patatine e a mettersi sul divano a guardare le partite con il nonno. Si mettevano sulle due poltrone uno di fianco all'altro, poi il nonno si addormentava, ma Alessio ci era abituato. Lo svegliava solo se segnava la Sampdoria.
Quella volta la Sampdoria non segnò, ma lui lo svegliò lo stesso.
- Nonno, nonno!
- Che c'è Alessio.
- Che significa adulterio?
- Significa... significa che se tu hai una fidanzatina e dai un bacio ad un altra bambina allora stai commettendo adulterio.
- E questo significa diventare grandi male?
- Non necessariamente, se vuoi bene a tutte e due puoi anche farlo.
- La nonna dice che tu sei diventato grande bene.
- Perchè le ho sempre voluto bene e le voglio bene ancora.
- E hai voluto bene solo alla nonna o hai baciato anche un'altra signora?
- Alessio ti va un bel gelato?
- Si, si!
Il nonno di Alessio diede i soldi a suo nipote per prendere la solita vaschetta con cioccolato, nocciola e panna cotta.
- Ti raccomando, Alessio, mentre esci non sbattere la porta, sennò svegli la nonna.
Alessio andò piano verso la porta di casa e la aprì e la richiuse dolcemente. Poi fece le scale correndo dalla felicità. Era da tanto tempo che non mangiava il gelato con suo nonno.

mercoledì 14 settembre 2011

la marmaglia

C'è una confusione virtuosa che regna per le strade, per le teste e per le case.
Una sensazione volubile d'impotenza mentre si guarda il telegiornale, un qualunque telegiornale, o si legge un quotidiano, un qualunque quotidiano.
Si ha come l'impressione che chiunque voglia qualcosa da qualcuno, sempre.
Ma questo si riflette nelle persone che incontriamo tutti i giorni, che ci stanno lontani e ogni tanto pensiamo, nei passanti nelle piazze in cui sostiamo.
Un movimento confusionale di occhi, bocche, teste e parole.
La regola a questo mondo è, dovunque, la marmaglia, diceva Schopenhauer.
Una maglia difficile da tessere.
Un mare in cui è difficile restare a galla.

venerdì 9 settembre 2011

favola breve a morale aperta

Conoscevo un bambino, si chiamava Alessio.
Ad Alessio non piaceva giocare a pallone come ai suoi amici.
Mentre loro formavano una porta coi giubbotti e cominciavano a giocare lui andava in giro per il parco per la sua attività preferita. I suoi amici non lo seguivano perchè lo credevano strano e preferivano comunque giocare a pallone. Alessio andava in giro, correva, si fermava, scrutava nell'erba finchè non la trovava. Una lucertola.
Ad Alessio piaceva staccare la coda alle lucertole. Era incuriosito da come un animale rimanesse vivo senza un pezzo del proprio corpo lungo quasi quanto il corpo stesso. Non gli sembrava come la coda dei cani o delle giraffe che aveva visto sui libri. Ad Alessio sembrava un miracolo, anche se Alessio di cosa fosse un miracolo non ne aveva la minima idea.
Un giorno si trovò a fare la stessa cosa. Trovò una lucertola e gli staccò la coda.
Mentre osservava la lucertola dimenarsi spostandola con una bastoncino, da un cespuglio spuntò velocemente un gatto nero che se la mise tra i denti mordendola per poi scapparsene via. Alessio non ebbe il tempo di capire cosa fosse successo, non capiva se quel gatto fosse reale o meno, ma l'immagine della testa della lucertola rimasta lì, senza il suo corpo, sotto i suoi occhi, lo riempì di delusione.
Smise di vagare nel parco e dal giorno dopo cominciò a giocare a pallone insieme agli altri.  Ai miracoli smise di crederci e mai più ci credette, anche quando gli spiegarono cosa fossero.

lunedì 5 settembre 2011

abbi dubbi

Una delle tante furbate autolesioniste delle funzioni di Facebook è venuta fuori da poco, ed è curiosa. Il fatto che ti ricordi cosa avessi scritto sul tuo stato un anno fa (e in alcuni casi due anni fa) fa scattare una sensazione di autocritica mischiata a al dubbio più esemplare: perchè cazzo ho scritto questa cosa?
Cerchi di fare mente locale sul come, cosa e con chi stavi vivendo quel periodo e alcune cose te le spieghi. Nel mio caso il con chi è risparmiabile per cui mi concentro di più sul come e cosa. E se un anno fa esatto mi prendevo la briga di ricopiare questo passo torna tutto, eccome.
Eccola una risposta al dubbio: non è cambiato niente.

 
Logoro, disilluso, disperato 
di mai riuscire a suscitar nell'anima 
degli uomini una vampa di passione 
con un arte ben mia; così vivo 
triste nei lunghi giorni... eppure a tratti 
mi sento traboccare d'una vita 
caldissima, potente che, oh! se mai 
riuscissi a esprimere sarebbe colma 
tutta la mia esistenza.
 
[Cesare Pavese]

giovedì 1 settembre 2011

qualcosa ritorna

Mentre vado a braccetto con Martin Eden o chiacchero con un professore universitario al solito bar, il pensiero del tempo passato smette di emarginarsi negli angoli bui della mente. Le immagini dei posti guardati e riguardati ed ignorati allo stesso tempo, accarezzati dagli anni dall'infanzia felice ed infelice, timida e rabbiosa, trovano spazio in ciò di cui siam veramente fatti. E anche di quello abbiam parlato, col professore al solito bar, mentre mi parlava di un suo ritorno a casa durato pochi giorni.  Non sembra, - mi ha detto - ma siamo fatti anche di questo, di memoria.Quanto è vero. Dopo un mese acuto, vivo e silenzioso nei posti dell'infanzia,  mi rendo conto di come sia stato fondamentale anche il minimo rigetto adolescenziale per capirmi qui, in questo momento, a mille chilometri di distanza. Il passato ha piene responsabilità sul presente, sul coraggio, sulla curiosità, sull'odio e sull'amore, dandoci attraverso i ricordi piccoli scampoli di verità. Niente potrà portarlo via, neanche il più radioso futuro del mondo. Se mi regalassero una sfera di cristallo, chiederei che mi racconti cos'è successo fino ad oggi.
Quello che viene dopo non mi interessa, quello che viene dopo non soffre fatica.
Deve solo accadere.