lunedì 23 aprile 2012

nessuna differenza

Stanotte ho sognato di essere in ospedale.
Dovevo fare delle visite, quali di preciso non saprei.
C'era ricoverato un mio amico e sua sorella,
che nella vita fa la traduttrice, lavorava da infermiera.
In una sala personaggi che potresti incontrare nei circoli di paese
guardavano la partita rumorosamente.
In una corte esterna persone protestavano contro la precarietà.
Il mio amico era convinto che fossi andato lì a trovare lui,
ma non sapevo di preciso cosa ci stessi facendo, non capivo.
Camminavo nel corridoio affollato.
Il mio amico mi spiega quanto è utile la stampella che ha trovato.
Lo fa stare bene. Io mi rendo conto di essere in grado di camminare,
ma è un po' come se quella stampella la volessi anch'io.
Allora esco dall'ospedale e sto guidando una macchina non mia,
su strade che non conosco, su strade che non fanno rumore.
Penso a Raymond, la felicità che arriva inaspettata. Sarà.
A volte la felicità la si tiene nel taschino e la si tira fuori
quando per strada non ci sono indicazioni.
Se la strada è buia amo la sorpresa di ciò che sbuca dietro l'angolo.
Andare a sbattere fa parte del gioco. E' buona abitudine
dimenticare ogni regola. E' buona abitudine dimenticare.
Che col coraggio di ricordare, no,
non c'è nessuna differenza.

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