mercoledì 21 settembre 2011

favola breve a morale aperta #3

Sembrava finita, ma invece no. Il nonno di Alessio non si riaddormentò mentre il nipote era sceso in fretta e furia a comprare il gelato. Non fece caso nemmeno ai risultati delle partite, nonostante dal taschino della camicia spuntasse la schedina vogliosa di essere controllata. Il nonno di Alessio pensò a quello che aveva detto al nipote, al dubbio se gli avesse detto la cosa giusta. Alla figlia, cioè la madre di Alessio, non aveva mai dovuto parlare di queste cose. Alcune questioni le lasciava alla moglie, sapendo bene che anche la moglie non le avrebbe comunque affrontate. Un tacito silenzio. Un silenzio ereditato dalla figlia in tutta la sua adolescenza, fino al giorno in cui si è sposata. Poi forse qualcosa cambiò, la figlia cominciò a parlare di più di sè con suo padre, continuando a mantenere un rapporto secco e incolore con la madre. E poi c'era Alessio, e Alessio stravedeva per i nonni.
Alessio ritornò con il gelato, richiudendo la porta come quando era uscito, dolcemente, per non svegliare la nonna. Andò in cucina, mise la vaschetta nel freezer e raggiunse di nuovo il nonno in sala.
- Nonno la panna cotta non c'era, ho preso la stracciatella, va bene?
- Va bene, va bene.
- Hai controllato la schedina, nonno? Abbiamo fatto tredici?
- No, non ho ancora guardato.
- Controlliamo allora!
In realtà il nonno non giocava al totocalcio ma giocava i risultati alla Snai, dove il procedimento è simile, ma ogni volta che dovevano controllare i risultati diceva al nipote controlliamo se abbiamo fatto tredici.
 - Allora nonno?
- Niente Alessio, il Milan ha perso. Ora il Milan ci deve un sacco di soldi, un giorno di questi gli mando una lettera.
Alessio rise all'idea del Milan che doveva tanti soldi a lui e al nonno.
- Nonno posso prendere il gelato?
- Certo.
Alessio corse in cucina e preparò due coppette di gelato, per lui e per suo nonno, e le portò in sala.
Dopo poche cucchiaiate Alessio ritornò alla carica.
- Nonno, ti devo dire una cosa.
- Dimmi.
- Ho una fidanzata.
- Si? E come si chiama?
Alessio arrossì e prese tempo pulendosi la bocca sporca di cioccolato.
- Si chiama Luisa.
- Luisa è un bel nome. E' nella tua classe?
- Si. Però nonno, ho un problema.
- Dimmi.
- Mi piace anche un'altra.
- E come si chiama?
- Si chiama Marianna... e io un bacio a Marianna gliel'ho dato, nonno. Però uno solo!
- Ma non c'è niente di male Alessio.
- Ma non è che se Luisa lo scopre lo dice alla sua mamma e al suo papà e loro mi tirano le pietre?
- Ma Alessio cosa vai a pensare.
- Come la storia degli amici di Gesù che hanno raccontato in chiesa oggi, della donna che aveva commesso adulterio e loro volevano lanciarle le pietre addosso.
- Ma no Alessio, cosa vai a pensare! Non te le tira nessuno le pietre, adesso ascoltami bene. Tu a chi vuoi più bene, a Luisa o a Marianna?
- A tutte e due!
- Allora non dire niente a nessuna delle due. Se tu vuoi bene a tutte e due tu stai tranquillo perchè non fai niente di male. Non verrà nessuno a tirarti le pietre, hai capito? Mi ascolti?
- Si nonno.
- Bravo. Ora finisci il gelato che si sta sciogliendo.
Il nonno di Alessio infilò nelle ciabatte i piedi che aveva steso sul panchetto davanti alla poltrona e poggiò la coppetta vuota sul tavolino. In quel momento si accorse che la nonna di Alessio era lì sull'uscio della porta e che molto probabilmenta aveva ascoltato i discorsi tra lui e il nipote.
Riconobbe in lei uno sguardo di disapprovazione che aveva visto solo una volta, trent'anni prima.

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