giovedì 7 luglio 2011

Andare per vivere

Maria prepara la sua sigaretta con le sue mani leggere e sottili.
Ad Alcalan De Henares l’aria è ferma, il caldo accarezza le piante e il suo vecchio cane non riesce a dormire.
Maria ha i capelli grigi e corti di non segue una moda, ma di chi ha conosciuto la verità di una lunga malattia. Lei è leggera, sottile. I suoi occhi sono grandi e azzurri.
Mi guarda come se fossi suo figlio mentre mi versa altro caffè e mi racconta della rivoluzione.

Per tre giorni – mi dice – per tre giorni mia madre si chiedeva dove fossi, non sapeva se fossi morta, se i miei figli che tenevo per mano protestando por la calle fossero morti.
Ero una rivoluzionaria, maurizio, perché volevo che  Ceausescu sparisse, volevo la libertà per me e per i miei due figli.

Nel 1989 il figlio maschio di Maria aveva 9 anni e la pequena appena 1.
Ora loro parlano uno spagnolo fluido e si sono costruiti una vita qui, ad Alcalan De Henares.
La casa nativa di Cervantes dove su una panchina la statua di Don Chisciotte rimprovera quella di uno zittito Sancho Panza.

Lo spagnolo di Maria è lento ed efficace, poche e chiare parole fanno in modo che quando lei mi chiede entiendes, maurizio? io le risponda claro que si.

Ero una rivoluzionaria.
E che cosa ho avuto in cambio? mi chiede.
Maria alza le dita per virgolettarmi nell’aria la parola democrazia.
Spiegamelo tu, maurizio, cos’è la democrazia. Se ti guardi attorno quella che vedi è democrazia?
Se al posto di un dittatore c’è un politico incravattato che pensa ai suoi interessi mentre nella società o sei ricco o sei povero, e ti posso assicurare maurizio, i ricchi sono ben pochi.
E il paese scende, va sempre più abajo, va sempre più giù.
Come tutta l’Europa.

Io le racconto dell’Italia e lei sa tutto e sa come ci si può sentire.
Sa cosa vuol dire la parola che viene tolta, sa cosa vuol dire la repressione in entrambe le sue forme.
La repressione senza veli, senza vergogna, col manganello.
La repressione velata, ironica. La repressione educata e truccata.

E allora.
Allora meglio andare in un altro paese.
In un paese dove appena sentono la tua lingua si girano dall’altra parte dopo averti detto quanto tu es guapa.
Meglio andare via da un paese dove volendo posso vivere comoda, con case grandi, con tutte le comodità, dove tuo marito ha un lavoro sicuro, dove posso stare tutta la vita senza lavorare.
Meglio andare in un paese dove devo ricominciare e soffrire per far andare i miei figli avanti con i loro desideri. Pagando un mutuo, continuando a lavorare anche adesso quando il mio corpo me lo permette.

Il suo vecchio cane è sotto il tavolo, mentre lei mi parla lui mi lecca le dita dei piedi.
Io faccio finta di niente.
L’aria è ferma ad Alcalan De Henares. Il caos di Madrid è a due passi.

Le chiedo quanto sia giusto andare via.

La tua terra – mi dice – la tua vera terra è quella che dal sudore della tua fronte ti restituisce quello che ti meriti. L’amore per la famiglia rimane nel tuo cuore e da lì non se ne andrà mai.
Ma sono le tue mani e il tuoi occhi a dirti dove devi andare per vivere.

Attenzione.
Non andare a vivere.
Andare per vivere.

1 commento:

  1. maria.avevo intuito quel giorno a pranzo da lei. Glielo si legge in come muove le mani quello che è e quello che è stato.
    ho dovuto fermarmi mentre la leggevo..Può fare molto freddo a roma, anche il 7 luglio.

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