mercoledì 13 luglio 2011

Come si pensa nei sogni

Racconto il sogno di stanotte.
Ero in un campetto di basket di quelli che vedi nei film ambientati nel bronx, un vero playground.
Il contorno una murata di graffiti di media bellezza, quelli che forse sono i migliori, quelli che ti ricordano le origini del writing. Non ne distinguo i colori.
L'intera visuale è in bianco e nero. Ogni cosa.
Attorno al campetto solo il cielo stellato, tutto il cielo stellato. Senza luna.
Al centro del campetto c'è un bambino, seduto a gambe incrociate con un pallone da basket in grembo. Indossa una tuta chiara e tiene un cappellino all'indietro sui capelli chiari e arruffati. Ha gli occhi piccoli e neri.
Mi siedo di fronte a lui, al centro del campetto, circondati dai graffiti, sotto il cielo e le stelle.
Non diciamo niente.
Mi sorride. Guarda in alto. Poi ancora me.
Mi sorride.
Ola, mi dice.
Sorrido.
Ciao, gli dico.
Non diciamo niente.
Mi guarda curioso. Allunga una mano, mi tocca la barba. Sorride.
Dibùjame un cordero, mi dice.
Non capisco. Lo guardo.
Por favor ... dibùjame un cordero....
Penso. Come se nei sogni si pensasse. Penso come si pensa nei sogni.
Mi tocco la tasca, non c'è la tasca. C'è il mio borsello. Guardo dentro, c'è il mio taccuino e la penna. Li prendo.
Faccio quello che mi ha chiesto di fare.
Strappo il foglio e glielo do.
Gracias... es pequeño! .... en mi casa todo es pequeño!
Lo so, gli dico.
Sorride. Io sorrido.
Sicuri che io e te non ci siam già visti?
Adiòs, mi dice sorridendo. Poi riguarda il foglio.
Adiòs, gli dico io.
E vado a preparare il caffè.



Nessun commento:

Posta un commento