lunedì 18 luglio 2011

Binario 27

Seduto per terra alla Stazione Termini.
La schiena appoggiata alla vetrina del chiosco di non so quale marca di gelati, addento un  panino con cotolettaverdureemaionese. Ho preso il menu con patatine e coca cola. Le patatine non mi vanno. Il mio sguardo attraversa le centinaia di gambe di donne e uomini che vagano in tutte le direzioni. Il mio sguardo non cerca niente, ma trova. Un bambina tira la mano della madre indicando verso di me, credo che volesse in realtà indicare i gelati. La madre guarda me e le strattona il braccio dicendo cammina e non guardare. Sullo schermo le persone comprano quello che vogliono grazie ai prestiti. Nelle stazioni c'è troppo rumore per capire cosa esce dagli schermi, non senti una parola. Puoi solo guardare. Guardi le persone felici. Grazie ai prestiti hanno tutto quello che vogliono. Io non trovo un pezzo di cotoletta che pensavo di addentare. Mi rifugio nel tabellone delle partenze. Il mio treno ancora non c'è. Ho perso il treno che dovevo prendere, me lo merito. Tendo a darmi la colpa a prescindere, ultimamente. Sullo schermo scorrono le notizie. Edoardo Nesi ha vinto il Premio Strega 2011. Non ho mai letto nulla di lui. Non ho mai letto nulla di molti. Riguardo il tabellone, il mio treno non c'è. Ma non c'è bisogno. Il regionale per Pisa parte sempre dal binario 27. Finisco il panino. Regalo le patatine al tizio che sbirciava nella spazzatura. Mando un sms da una cabina telefonica e vado a giocare l'enalotto. Mi avvio verso il binario e mentre penso ad Anna Karenina due belle ragazze dalla pelle scura e dai vestiti leggeri  camminano verso di me e ridono a squarciagola. E' un pensiero scontato, fate bene a ridere. Arrivo al binario e compro una lattina di moretti e La Repubblica. Mi siedo sulla panchina di marmo e sfrutto entrambi gli acquisti. Al binario 26 il treno per Fiumicino parte e una ragazza obesa con due trolley lo perde col fiatone. Seduti sulla panchina opposta alla mia una ragazza fa una foto nella mia direzione, poi abbraccia il ragazzo e si fanno una foto da soli. Leggo L'amaca di Michele Serra e guardo un aereo sfrecciare tra le nuvole e il cielo. Che bel silenzio che si porta dietro.
Ne vorrei un poco anche io.


"Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me."
[Sylvia Plath] 















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